Love Is All

[Se siete capaci di fare più di una cosa mentre leggete, ascoltate questa durante la lettura.]

Non rimase altro che riprendere la chitarra in spalle e camminare per la lunga, noiosa quasi quanto l’estate che si presentò davanti, salita che ogni notte percorreva per tornare a casa. Sperò in un minimo d’interesse: i suoi occhi lo guardavano, mentre cantava, come un qualsiasi telespettatore annoiato durante l’ennesimo spettacolo di seconda serata prima di andare a letto. E poi quel maledetto telefono e le chiamate di lui. Le urla di lei. Un rapporto di coppia è sempre una gran rottura di coglioni, quando rimani il terzo incomodo. Colui che imbraccia la chitarra e fa da colonna sonora. All’amore degli altri, alla salute di chi non c’è (più) e alla disperazione propria. Fu talmente stufo dell’andazzo della serata che rifiutò il passaggio in macchina e preferì i trenta minuti di salita che lo portavano a casa. Senza fiato, così come rimaneva ogni volta a guardarla – senza fiato – così come rimaneva per la rabbia quando ella non dava nemmeno un consenso simbolico a quello che faceva. Sei solo un paranoico del cazzo continuavano a dirgli. Dai tempi del liceo erano finite le ipocondrie e dai tempi dell’università quelli delle paranoie economiche e delle situazioni familiari. Presi i due stracci, con il massimo dei voti per pulire il culo in cambio di pochi spiccioli a chi di soldi ne ha fatti senza sapere nemmeno cosa sta scritto nella propria firma, dopo anni sofferti, altro non gli rimaneva se non suonare la chitarra, gli occhi di lei una volta all’anno nel periodo più caldo e le paranoie a un livello superiore.

Da qualche settimana, camminando verso casa a orari notturni, si era costruita l’idea nella sua mente di possibili allucinazioni dovute forse allo stress e alla stanchezza. Suoni lontani e rumori silenziosi disturbavano la sua mente durante il tragitto. Il più delle volte non ci faceva caso; fischiettando come un mantra, per quei trenta minuti, lo stesso pezzo – e anche come resoconto della serata passata con lei – che della melodia oramai sapeva qualsiasi struttura armonica. Non ebbe mai il coraggio di suonarla o provare a studiare il pezzo per paura di fare un’incredibile flop per via della sua orribile pronuncia inglese. Fu un modo tutto suo di celare la realtà ai suoi occhi e a quelli degli altri. Le paranoie erano solo l’inizio di tutta quella messinscena costruita a puntino per nascondere il male migliore di tutti. Le illusioni ottiche e sonore altre non erano se non i suoni e le immagini ampliate e distorte del mondo che lo circondava: il russare nelle case altrui; i gechi sui muri; le ombre delle farfalle sui lampioni, i treni notturni in transito vicino casa erano diventati versi di esseri dall’oltretomba; draghi millenari; vampiri assetati di sangue e lunghe, interminabili file di carri armati in guerra. Molti animali aumentano la percezione dell’esterno quando si sentono minacciati da qualcosa. Per gli esseri umani, solitamente è la stessa presenza di loro stessi a essere un pericolo.

Appena imboccata l’entrata che terminava la piazza e introduceva al lungo cammino iniziò a fischiettare, e anche a biascicare qualche parola del testo, quella canzone che tanto gli dava sollievo.

Si fermò e girò la testa di scatto. Due occhi, che illuminavano il fondo scuro, sembravano fissarlo dall’altra parte della piazza. Nonostante non avesse gli occhiali riconobbe la forma di uno scooter. La miopia è una ferita e la depressione un’arma del nemico. La cosa che più lo impressionò era il muso di quel mezzo, troppo somigliante alla testa di un demone, e quelle dannate luci sembravano accendersi e spegnersi in un movimento simile a quello delle palpebre che si aprono e chiudono. Scrutato immobile per qualche scarso minuto, e con una vena di divertimento il macabro gioco di ombre e miopia, si rigirò ridendo tra sé e sé pensando Cazzo, son finito in un libro di Stephen King!

Lui che era abituato a vedere cose strane da quando era ritornato in paese, continuò a pensare alla visione avuta poco prima, e iniziò a ipotizzare sul chi o cosa fosse. Di sicuro saranno i soliti idioti delle quattro del mattino, ubriachi e senza un cazzo da fare, che ti seguono per il semplice gusto di dar fastidio alle persone. Era ormai giunto alla fine della salita che riposò due minuti nel tentativo di accendersi una sigaretta. Cosa che più che ristorarlo dalla fatica appena compiuta, lo innervosì ancora di più: aveva perso il terzo accendino in quattro serate. Diede un’occhiata alla salita appena percorsa e, complici la sigaretta proibitiva, il fiato corto e il nervosismo, ripensò alle luci, di quanto fossero simili a degli occhi incavati in quel cranio demoniaco. A lei.

L’unica parola che sussurrò, come sfogo prima di andare a dormire, fu Puttana.

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27 risposte a Love Is All

  1. Ressie Mellow scrive:

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  2. Silver Silvan scrive:

    Dimenticavo. Sono tutto tranne che cretina, per mia somma sventura. Ma se le serve pensarlo, si accomodi. Sono estremamente accomodante con quelli più imbecilli di me.

  3. Silver Silvan scrive:

    Mia cara”signora”, non capisco dove veda i criceti. Per altro quella che non fa altro che parlare di topa é lei. Forse si confonde. Non mi meraviglierei se avesse tre centimetri di fronte. Lo spazio per il cervello é limitato, insomma. Nel mentre, si fotta. Se aspetta che lo faccia qualcun altro, fa in tempo a morire.

  4. Bi scrive:

    Silver Silvan, ma ti pagano per essere così cretina/o o il tuo è un piacevole hobby? Per favore, impara a parcheggiare, ché in questo mondo ce n’è sempre tanto bisogno. Parcheggiati, dunque, da un’altra parte, possibilmente in doppia fila accanto al tuo cervello, che è lì con il criceto bucato da un po’: si sentirà meno solo e ti ringrazierà. Se riesci a rimettere il criceto in sesto, ti consiglio di farti un giro: ti consiglio di andare a fanculo, pare sia un bel posto, ci vanno in molti.

    Cordiali saluti,
    Stocazzo.

  5. Silver Silvan scrive:

    Senti, senti, interessante. Mi si é bloccato l’ennesimo sbadiglio a metà dallo stupore, mica roba da poco. Direi che per uno scrittore bloccare a metà uno sbadiglio dovrebbe essere una bella soddisfazione. Che vuole che dica? Io il suo problema non ce l’ho, ho i miei, perché vuole farmene avere un altro? Per altro non scrivo, mai avuto la tentazione di scrivere per il gusto di farlo. Ci vedo la stessa differenza che esiste tra pensare e parlare. La seconda serve se c’é qualcuno nei paraggi, altrimenti é superflua. Se qualcuno non fosse nei paraggi, dunque, non avrei motivo di scrivere. Figuriamoci se penso alle evoluzioni delle storie! In teoria se sono storie credibili si scrivono da sole, altrimenti bisogna lavorare di fantasia. Mi ricorda qualcosa …

    P.S. É possibile che il piede sia sbagliato. La tragedia é nel atto che, avendone solo due, la percentuale di relazioni virtuali é altamente insoddisfacente. Più che questione di feeling, questione di feet.

    P.P.S. Bi, io non solo non ti voglio bene, ma mi stai pure sui coglioni. Vedi di ricordartelo.

  6. Davide Nudo scrive:

    Dipende dal tipo di passera, ci sono passere e passere. C’è la passerotta che se la prendi ti arrestano; ci sono i passerotti che si amano fra di loro; c’è l’albatross che se lo guardi a distanza ti sollazza – ma in realtà è un pacco (e che pacco!) e poi c’è il Passer Domesticus.

    Ma non sono zoofilo.

    Vede, cara Silvan, il mio problema non sono le passere – o fregne, sorche, tope, piccioni, fiche / fighe, Anonima Sequestri, buchi da trincea, entrate maestre, pertusi, cunni, musse, potte, bocche della verità, origini del mondo e quante altre definizioni possano essere usate per definire la vulva (per uno studio più approfondito consiglio la pagina inerente alla “Fica” di Wikipedia) – bensì sono io stesso il mio stesso problema.

    Lei è capace di darmi qualche consiglio, visto che è persona più colta e preparata di me su questo argomento – nonché di tutto lo scibile umano di cui io tratto su questo letamaio di blog? Lo chiedo con umiltà – non si offenda.

    Sono stufo di questa idea dello scrittore (aggiungiamo uno “pseudo” nel mio caso) che deve per forza essere maestro, acuto osservatore e perfetto testimone dello spazio-tempo in cui egli vive. Ci sono stati milioni di scrittori che ad un certo punto si son rotti persino loro il cazzo di continuare storie che non avevano né capo né coda nella vita reale, figurarsi nel mondo della fantasia. Basti pensare al povero Jacopo Ortis, o a quel disgraziato di un sinologo piromane di Peter Kien.

    Se le disturba il modo in cui mi lamento, descrivo e invento può anche dirmelo in faccia senza fare tanti giri di parole, ché poi mi vien il mal di testa.

    Sono sicuro comunque che siamo partiti entrambi con il piede sbagliato: ricominciamo tutto d’accapo – come se non ci fossimo mai conosciuti.

    Post nuovo, vita nuova.

    Cordialmente. Davide.

    P.S.: Non dia retta a Bi – quella è una che si diverte a litigare con le persone. Fosse alta qualche centimetro in più e con un apparato genitale più semplice come solo può essere il pene, con tanto di scroto e testicoli, sarebbe un segretario del partito di Lega Nord perfetto.

    P.P.S.: Bi – ti voglio bene. Mi hanno detto che anche Rifondazione Comunista cerca cani d’assalto come te.

  7. Silver Silvan scrive:

    Io sì. A me é la memoria che mi frega, l’ho sempre saputo.

    Ah, sono capitata di fronte ad una passera gigante, emblema del suo pensiero, immagino. Significa che scrive fregnacce?

  8. Silver Silvan scrive:

    Io sì. A me é la memoria che mi frega, l’ho sempre saputo.

  9. Davide Nudo scrive:

    Non lo so – inizi lei. Io non ricordo nemmeno da dove è iniziato tutto questo!

  10. Silver Silvan scrive:

    E quindi?

  11. Davide Nudo scrive:

    Finalmente!!! Abbiamo trovato un punto comune! Ora possiamo far partire un discorso più maturo da tutto ciò!

  12. Silver Silvan scrive:

    Appunto. Concordo in pieno.

  13. HerrStein scrive:

    Prediche? Spocchia? Ma per chi diamine mi avete preso? Quella è roba da scrittori!

  14. Silver Silvan scrive:

    Salve, signora Luigia, ben ritrovata. Tutto bene? La famiglia? Io pure, grazie. L’ho data via anche troppo, per i miei gusti. La mail. E la durata dell’epistolario era inversamente proporzionale al quoziente intellettivo. Se ha qualcosa da comunicarmi, lo taccia telepaticamente. Se non funziona, vuol dire che siamo incompatibili. Premetto che é probabile nel 98% dei casi.

  15. Luigia scrive:

    Ma Silvana! E che modi sono mai questi! Sono caduta dalla sedia per le risate!
    Ma come può dar della vigliacca agli altri se non rende disponibile nemmeno una mail, lei, per farsi raggiungere!

    Devo sempre tirarle le orecchie.

  16. Silver Silvan scrive:

    E Silvio, con le lacrime, spero ci si strozzi.

  17. Silver Silvan scrive:

    Magari se si rileggesse quello che ha scritto nel suo ultimo post, tutta questa spocchia le morirebbe in gola. Non é poi così illibato da poter fare la predica ad altri.

  18. Davide Nudo scrive:

    Che tristezza vedere tanto odio in così tanti commenti. Silvio, piangi per noi.

  19. Silver Silvan scrive:

    Che sbadata, i tafani neri come il tuo blog prediligono la merda, più che gli specchi. Appunto.

  20. Silver Silvan scrive:

    Brutta cretina, hai ragione. Per sputarti in faccia é necessario farlo conoscendo le regole dei mezzi che usi, altrimenti non ci si riesce. Un modo per sottrarsi come un altro, da vigliacchi. Del resto, se ti arrampichi sugli specchi bisogna arrampicarsi lì. Saluti, tafano!

  21. Bi scrive:

    “Te l’avrei scritto volentieri sul tuo blog, se non fossi una vigliacchetta da quattro soldi che impedisce di commentare.” – il mio blog non è moderato, ergo, ognuno può commentare tranquillamente e i commenti appaiono senza bisogno della mia approvazione. Non è mica colpa mia se non sei nemmeno in grado di leggere un captcha e commentare un blog? ROTFL.

  22. Silver Silvan scrive:

    E lei si vesta! Se gira nudo lo vede cosa succede, no?!

  23. Davide Nudo scrive:

    boni, state boni.

  24. Silver Silvan scrive:

    Zoccola da stracazzo, vai a farti fottere, visto che ti piace tanto. Te l’avrei scritto volentieri sul tuo blog, se non fossi una vigliacchetta da quattro soldi che impedisce di commentare . Come tutte le zoccole. Venduta!

  25. Silver Silvan scrive:

    Quello lo faccia lei, visto che é pratica.

  26. Bi scrive:

    Silver, vai ad ingoiare sperma da un’altra parte, grazie.

  27. Silver Silvan scrive:

    Uff, eccone un altro che, invece di fare autocritica, se la prende con quella che gli ha dato la sòla.

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