[Premessa: attaccate la musichina posta in fondo al post brutto prima di leggere, per cortesia. Almeno, se vi rompete il cazzo vi sorbite un po’ della musica di merda che piace a me.]
Penso, non credo. Ché la credenza l’ho lasciata parte integrante della casa in cui non sono ora.
Penso che non riesco a scrivere quando la gente mi sta col fiato sul collo; a lanciare imperativi categorici: “Scrivi!”, “Respira!”, “Crepa!”, “Suca!”.
Penso, dopo giorni di attenta riflessione (provocandomi un notevole mal di testa), che il metodo migliore per suicidarsi è il deteriorarsi: consumare fino all’ultima sinapsi, battito cardiaco, contrazione muscolare, erezione, emozione e sentimento. La pena per chi non sa vivere degnamente è una giusta sentenza di morte. In questo caso lenta e soffocante come la vita che trascini.
Penso che non sarai mai il corredo genetico che le interessi, per quanto possa sforzarti per attrarre una donna.
Penso che l’arabo sia una lingua di merda, ma parlata dalle donne è la musica più dolce che possiate ascoltare.
Penso che il concetto di normalità sia come affibbiare il genere metal agli ultimi tre album dei Metallica. Poi, si sa: il pensiero è come l’oceano: non lo puoi bloccare non lo puoi recintare. Ma chi non sa fare distinzioni poetiche è inutile che si metta a giudicare pure l’angolazione dell’orbita della Terra. Non sono cazzi che ti riguardano.
Penso che, giusto per dare uno spazio politico al post (altrimenti i miei amici del PD si incazzano come bestie), di capitani Schettino in Italia ne siamo pieni, e di comici Crozza che campano col canone RAI per dire le solite quattro minchiate su come sia disastrato il nostro Paese ne stiamo esplodendo, e di blogger Nudi totalmente rincoglioniti che preferiscono farsi le seghe piuttosto che girovagare il mondo alla ricerca di un corredo genetico femminile adeguato ai suoi bisogni ne avremo a iosa per i prossimi vent’anni.
Penso che prima che la SOPA ci ciucci anche quello, dovremmo vivere il nostro disagio pienamente.
Quindi…
Andate a casa, dai vostri figli, dalle vostre consorti, dai vostri genitori e dai vostri nonni: prendete loro la mano e dite loro “Che cazzo fai ancora chiuso in casa a gennaio? Andiamo a comprare i biglietti per il concerto dei Pearl Jam a Manchester, porco chi so io!!!”
E se in caso non avete né figli, né consorti, né genitori e neanche i nonni, allora vi muniremo anche di quelli e dei soldi per i biglietti, ovvio! Perché a voi piacciono i deus ex machina, quelli che vi danno i miracoli belli e pronti, come al ristorante. Ché dei cibi precotti e riscaldati al microonde ci siam rotti i coglioni tutti quanti.
Penso, infine, che non avendo i soldi per Manchester né figli, né consorti e neanche nonni (ma la mamma sì, e ‘r su budello è prerogativa sua, stronzoli!) mi toccherà continuare a fare la faccia di cazzo. La solita. La mia. Continuerò a cantare Jeremy, Black, Present Tense, Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town, Daughter, Alive e tante altre musichine che piacciono ai radical-chic e ai punkabbestia, ai comunisti capelloni e ai fascisti pelati, alle pulzelle che te la fanno odorare e a quelle per cui dovresti correre prima che qualche altro minchione del tuo stesso stampo ne dichiari l’usucapione.
Perché penso che in fondo, per campare in maniera decente, non al meglio – decentemente, la nobile arte del paraculo è più che gradita.