Sehnsucht, Cazzimme, Saudade, Disìo…

Mi e’ presa la saudade, eppure ero felice.

Conoscendo una parte del mio corredo genetico al 50% ho sempre pensato di prendermi la licenza poetica nell’affermare che mio padre e’ il mondo intero. Con questo non voglio dire che mia madre e’ una zoccola [l’ultimo che si e’ permesso di dirmelo e’ stato anche l’unico: in toni seri, non alla maniera goliardica come si puo’ dire a G. che sua sorella e’ una gran zoccola; minorenne, ma zoccola], mi piace stabilire questo rapporto molto new age tra me e quello che mi circonda, e abitando a Pisa la maggior parte della roba che mi circonda e’ solo pioggia, puzza di merda, bestemmie, studentesse universitarie che per trombartele devi abbracciare completamente le leggi universali della robotica, studentesse universitarie che per trombartele devi rinunciare completamente alle leggi universali della robotica, studentesse universitarie che per trombartele devi rinunciare. Non importa cosa. La vita, pero’, e’ un ottimo inizio.

Sara’ anche colpa dei biscotti mangiati ma ci ho sta sensazione che tutto debba andare a puttane, se non e’ andato a puttane tutto quanto gia’ da prima e sto solamente grattando per terra con una forchetta da vent’anni per scoprire che sotto quel filo di sporco c’e’ il fondo del barile per le scorie nucleari di Fukushima, pronte a finirmi sulla testa.

Chiamatela come volete: Sehnsucht, cazzimme, saudade, disìo, palle sgonfie…

Il problema principale sarebbe quello di capire come tutto ebbe inizio, ma sinceramente gli istinti naturali chiamano e i vostri consigli si sono fatti sentire e sarebbe maleducazione non seguirli: vado a cagare.

P.S.: L’introduzione non serve a un cazzo, come il resto del post. Ero solo gasato dopo la lettura dell’ultimo post di Qualcosa del Genere e dei 36 consigli per la scrittura di Umberto Eco. Che poi sono consigli che dovrebbe fare principalmente a se stesso, dato che l’unica cosa che ricordo del suo unico libro che ho spulciato, Il Nome della Rosa, di cui vidi anche il film, e’ la scena della tizia che si tromba il frate, e del libro non ricordo un cazzo. Ma lui ne capisce sicuramente meglio di me della lingua italiana, dato che, come insegnano i complottisti del Nuovo Ordine Mondiale [che stando alle definizioni non sarebbe nemmeno tanto nuovo, essendo governati dalle stesse famiglie da secoli], e’ uno dei tanti architetti dell’illusione. Illusione de che poi. Illuderci di essere liberi mentre in realta’ ogni nostra decisione viene presa da un numero ristrettissimo di persone. Su sette miliardi di cazzoni almeno un centinaio dice ai rimanenti come mangiare, pisciare, cagare, dormire, alzarsi la mattina, fiutare il cromosoma che piu’ si addice ad attivare i nervi del tuo inguine, di votare Silvio Berlusconi e scrivere post su Facebook di qualsiasi razza, colore, sesso, religione, altezza, peso, tonalita’, timbro. Io mi illudo di passare qualche esame e pregare che l’autobus che devo prendere fra venti minuti non decida di arrivare in anticipo/ritardo aumentando la mia voglia di prendermela con suini celesti. Non che voglia adesso, come fa il caro Q., assumere le sembianze di un dio nerd e tossicodipendente di qualsiasi principio attivo. Mi accontento di campare, che alla vita poi ci penso dopo aver letto qualche manuale di sopravvivenza.

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6 risposte a Sehnsucht, Cazzimme, Saudade, Disìo…

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    Da quello che intende lui nei suoi consigli [che son fighi per carita’…] bisogna essere concisi, utilizzando un linguaggio semplice e diretto, usare poche citazioni e se usarle dire che sono tali. Nel post c’e’ una piccola inesattezza: da bimbo lessi le prime venti pagine de Il Nome Della Rosa e da quel momento in poi faccio volentieri a meno di sapere cosa ci sia dalla ventunesima pagina in poi. Poi il film con Sean Connery [caruccio, a dire il vero, a parte la tizia fratofila] ha rimediato a queste lacune. Ah, cosa non fa il cinema…

  6. Ilaria scrive:

    Secondo me a seguire tutti i consigli di Eco viene fuori una roba che a leggerla non si riesce ad andare oltre le cinquanta pagine(ché campare è già difficile così).

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