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Negli ultimi tempi non ho scritto quasi un cazzo. Il mio modo di pormi di fronte la scrittura va via via scemando verso le solite quattro minchiate che (pare eh!) piacciono tanto ai blogger moderni. Come “Qualcosa” o come cazzo si chiama ora il suo blog: un amabile disturbato mentale che pubblica un post tra uno stupro e un avviso di garanzia, trattando sempre le stesse tematiche: lo stupro e i suoi avvisi di garanzia. Che poi a me non frega un cazzo della tua vita da viveur grottesco del Terzo Millennio, per quello ci sono i social network, basta scegliersi quello giusto; come l’ancia per il fagotto, i preservativi per il cazzo, il martello per i crani. Se sei amante dell’ermetismo, scegli Twitter: in fondo, la tua incapacità di costruire parafrasi non sarà notata in centoquaranta caratteri a meno che tu non sia un pastore sardo che si è ritrovato un iPhone 4 in mano solo perché lo ha rubato a una pecora durante il coito; se ti piace, un po’ come tutti, farti i cazzi degli altri (in maniera pura e fine a se stessa), scegli Facebook: il mondo è pieno di gente che ha voglia di sentirsi dire “Grande per la nota che hai scritto!” oppure “No!!! Sei stato in India e hai scattato questa foto al Taj Mahal con la tua splendida Canon Reflex da gigalioni di euro”, tu non sei da meno. Se sei un amante del vintage, scegli Tumblr; se invece ti senti un musicista solo perché hai comprato a venticinque euro il manuale di Garage Band, scegli Myspace. Tornando al discorso posts, io non sono l’eccezione. In questo momento sto scrivendo a caso considerazioni che farebbe anche Gasparri in merito alla questione Chiappe D’Oro, nel tentativo di trovare un sonno che, con l’acuire della mia depressione, sta continuando a infestarmi il cervello con pensieri che se dovesse leggerli Schopenauer mi direbbe: “Davide, vai a farti una trombata una volta tanto!”. Da piccino scrivevo molto di più. Non meglio, di più. E ci prendevo pure gusto a farlo: in parte perché il mio modo di ragionare al tempo era Se scrivo robe pesantissime le fighe mi cadranno ai piedi e in parte perché ciò che scrivevo mi aiutava a portare fuori sensazioni ed emozioni che non pensavo di riuscire a rendere su carta. Non andate a guardare il mio vecchio blog su Windows Live Spaces perché non è un blog, è il covo di un cadavere della vulva. Tuttora sono un cadavere della vulva, ma scrivo solo per rompere il cazzo, mi diverto troppo a rompervi il cazzo. Questo post vi sarà presentato in tutte le salse: su Twitter, su Facebook, su Myspace e su Tumblr no perché non sapevo della sua esistenza fino a qualche settimana fa. Ultima considerazione (anzi, ultime): il mondo sarà un posto migliore quando le persone scopriranno che intromettersi è cosa buona, ma fatto con continuità è solo per gusto personale, non per utilità; i comunisti stanno al mondo come Photoshop sta alle tette di Emma Watson: danno solo l’illusione di un mondo migliore [ed Emma Watson è già tanta roba]; qualcuno si è divertito a leggere Piccola Foglia Verde in radio: tranquilli, non ho dato il culo a nessuno (miei bei maschioni!), sono solo colleghi miei, di università e di radio (sic!) e questa è la prima volta che pubblicizzo il programma OrcoTrio, condotto da me, un dugongo e un capibara. La puntata in cui viene letta dovrebbe essere “Infanzia Mutilata”, ma non badate alle mie stronzate da malato mentale. Non badate nemmeno al post Piccola Foglia Verde, non ne vale la pena.

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5 risposte a Posts – Aggiungi Nuovo

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  4. Davide Nudo scrive:

    C’est la vie.

  5. Bi scrive:

    Quanto disfattismo. FUFFA!

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